Con Lutero l’ europa apre le porte al totalitarismo.

CON LUTERO L’EUROPA PERDE LA SUA UNITA’ E APRE LE PORTE AL TOTALITARISMO
Finisce l’esperienza del sovrano medievale e inizia quella del re moderno che esprime un potere assoluto che sarà la base dei totalitarismi del XX secolo
di Mario Palmaro
Martin Lutero non è solo un teologo rivoluzionario. Il suo pensiero determina, infatti, il cambiamento radicale della concezione politica che la cristianità aveva ereditato dal Medioevo. Con Lutero cambia la concezione dello Stato, come conseguenza della mutata relazione fra Chiesa e società civile.

CONTRO IL PAPA E LA CHIESA
Questa trasformazione ha origine innanzitutto dall’idea che Lutero ha del papato: nelle 95 tesi che affigge il 31 ottobre 1517 sul portale della chiesa di Wittemberg vi è infatti una frontale contestazione della plena potestas del Papa e della Chiesa romana. Basti pensare alla ventesima tesi, in cui si afferma che il Papa può rimettere solo le pene da lui promulgate; o alla sesta tesi, secondo cui il Papa può solo dichiarare e confermare il perdono di Dio.
Per Lutero il Papa è “l’uomo della perdizione”, e la Chiesa è il luogo in cui gli uomini più scellerati della terra si sono dati convegno. Il monaco agostiniano definisce la Chiesa «la cloaca in cui è incarcerato lo Spirito Santo». E ciò dipende dal fatto che la “pietra” su cui la si vuole fondata è un uomo, e dunque un peccatore.
Per Lutero, invece, la pietra su cui si fonda la Chiesa è Cristo stesso. La conseguenza è che la Chiesa “non può essere vista ma soltanto creduta attraverso il segno del Verbo”. Dunque, secondo il fondatore del protestantesimo, la Chiesa romana, al cospetto della chiesa fondata sulla “petra certa” che è Cristo e la sua parola, appare una realtà capovolta. La Chiesa si erge su un uomo, cioè su un corpo di un peccatore che è il Vicario di Cristo; e si erge su un luogo, Roma. Questa subordinazione dell’annuncio del Verbo a un luogo e a un corpo è, per Lutero, il segno di un’inversione intollerabile. Da qui deriva il rifiuto “degli statuti, dei canoni, e di tutte le cose del Papa”, e della sua giurisdizione: la Chiesa di Roma non può essere la Chiesa di Cristo.

IL PECCATO ORIGINALE E LA NATURA DELL’UOMO
Questa dottrina anticattolica produce profondissime e radicali trasformazioni nella concezione politica europea. L’origine di questo sconquasso è antropologica: per Tommaso D’Aquino, nel mondo esistono e convivono un ordine naturale e un ordine soprannaturale. Secondo Lutero, invece, l’originaria dignità dell’uomo, il suo essere a immagine e somiglianza di Dio, è andata perduta attraverso il peccato originale. Di conseguenza, il mondo dell’uomo e della natura è consegnato radicalmente al maligno, che diviene “princeps mundi, deus huius seculi”. E l’uomo è completamente incapace di fare il bene con il suo libero arbitrio.
Secondo San Tommaso, la natura irredenta non è completamente consegnata al maligno, ed è quindi ancora possibile distinguere un fine naturale e un fine soprannaturale della redenzione. Invece, in Lutero creazione e redenzione si immedesimano in un’unica opera che accade attualmente nella Chiesa. Per Lutero la natura umana non deve essere solo redenta, ma creata.

LA CIVITAS: DA TOMMASO A LUTERO
Ora, questa divaricazione teologica produce conseguenze politiche enormi. Secondo Tommaso D’Aquino – e dunque secondo la civiltà medievale – la civitas, cioè la città degli uomini, è opera della ragione del re, che partecipa per irradiationem alla lex aeterna. Ciò significa che il sovrano costruisce lo Stato e la sua autorità con la sua intelligenza, ispirandosi alla legge eterna. Dunque, la civitas è anche merito dell’uomo.
Per Lutero è vero esattamente il contrario: lo Stato terreno e civile da un lato, e l’istituzione della Chiesa dall’altro, sono entrambi immediatamente creature di Cristo. «Così – scrive il riformatore tedesco – Dio è fondatore, signore, maestro, auspice e premio di entrambe le giustizie, di quella spirituale e di quella corporale, e in loro non è alcun ordinamento o potere umano, ma sono unicamente cosa di Dio».
Questa distinzione è epocale: per la tradizione cattolica, espressa dal genio di Tommaso, l’ordinamento terreno è un prodotto della ragione umana, rettamente ispirata dalla legge naturale; per Lutero l’ordinamento terreno non è prodotto dalla ragione umana, ma creato.
Che cosa cambia in questo scenario politico? Tutto. Non c’è più una istituzione visibile – la Chiesa cattolica – che interviene per contestare un sovrano ingiusto o empio, ma ora è il re che agisce affermando di operare nella sottomissione a Cristo. È il nuovo sistema del cosiddetto “reggimento spirituale”. In questo scenario politico luterano, il sovrano viene illuminato direttamente dal Signore, che gli ispira eventuali modifiche delle stesse leggi fondamentali. Le istituzioni sono così non solo create ma anche riformate da Cristo stesso: anche qui la distanza dal sistema tomista è totale. Nella visione di Lutero è sempre Cristo ad affidare la spada al re affinché egli conservi il giusto ordinamento. Per il monaco agostiniano, tramite l’ufficio della spada Cristo avoca a sé la vendetta e sottomette all’autorità gli uomini “con il corpo e i beni temporali”.
Questa visione spiega anche la posizione di Lutero nei confronti della rivolta dei contadini: a chi vorrebbe che i principi fossero misericordiosi con i rivoltosi, Lutero fa sapere che la spada non è un ufficio della misericordia ma dell’ira, al punto che un servitore dell’ira di Dio diviene un peccatore “nello stesso modo di chi uccide” qualora non punisca secondo il proprio ufficio.

LA LEGGE INGIUSTA
È lecito ribellarsi a un sovrano? Per Martin Lutero si tratta di un grave peccato contro il Creatore. La spada separa i giudici dai giudicati, i liberi dai prigionieri, i signori dai sudditi; e ogni volta all’ufficio della spada corrisponde l’obbedienza di chi è sottomesso. «La mano che brandisce questa spada e massacra, non è più – scrive Lutero – la mano di un uomo ma la mano di Dio, e non l’uomo ma Dio impicca, arrota, decapita, strangola e fa la guerra».
Il rivoltoso è particolarmente colpevole perché aggredisce la spada, cioè lo strumento con cui Cristo regna sulla società. Scrive Lutero: «Ora, è meglio patire ingiustizia da parte di un tiranno ovvero da parte dell’autorità, che ad opera di innumerevoli tiranni ossia dal volgo». Dunque, in questa visione non vi è più spazio per la dottrina cattolica e tomista della legge ingiusta, cioè di quella legge umana che contraddicendo la legge naturale cessa di esser legge e di avere forza obbligante sulla coscienza dei singoli.

LA SOVRANITÀ DELLA CHIESA E GLI STATI
Prima di Lutero, la Chiesa è il punto di riferimento della vita pubblica, anche quando questo status sfocia in conflitti e dissidi con l’autorità politica. Prima della Riforma, valeva per le coscienze dell’uomo l’idea espressa da San Cipriano: «Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre». Le costituzioni medioevali predisponevano appelli all’autorità ecclesiastica e specialmente al papato contro la tirannia dei sovrani civili. Il re non è assoluto finché è costretto a riconoscere che sopra di lui c’è la Chiesa. Il re francese Carlo il Calvo riconosce «che da nessuno io potrei essere rimosso dall’altezza del potere reale senza almeno l’esame e il giudizio dei vescovi, dal cui ministero fui creato re». I Germani nel Codice Svevo affermano che «solo il Papa può mettere al bando l’Imperatore». Questo armonioso ordine medievale viene però messo in discussione nel XIV secolo, quando i primi pensatori umanisti cominciano a emergere – para-dossalmente all’ombra delle corti papali – e alcuni sovrani, come ad esempio Ludovico il Bavaro, iniziano a sfidare l’autorità del Pontefice. Emblematico in tal senso il Defensor Pacis scritto da Marsilio da Padova, nel quale il Papa veniva ridotto a istituzione meramente umana e causa delle “civili discordie”.
Questi orientamenti furono certamente funzionali a Lutero e alla sua Riforma.
Il monaco eretico riteneva i Sacramenti inutili: dunque, a che scopo conservare gerarchia, clero e una Chiesa esteriore e visibile? Teologia e dottrina politica si intersecano in modo coerente.

IL CESAROPAPISMO LUTERANO E I TOTALITARISMI MODERNI
Inizialmente Lutero aveva in animo di costituire comunque una “chiesa separata”, con una propria struttura organizzativa. Con il passare del tempo, però, di fronte ai disordini con gli Anabattisti e ai dissidi con gli stessi teologi compagni di strada, optò per assegnare al sovrano il compito di designare sovrintendenti e ministeri. Nasceva così il cesaropapismo luterano, che sostituiva allo Stato della Chiesa le “chiese di stato”, legate a filo doppio al protestantesimo. In questo modo, quell’idea della centralità della spada diventava visibile sia per il governo del popolo che per il reggimento spirituale dei cristiani.
Paradossalmente, questa strada avrebbe comportato con passare del tempo la secolarizzazione, cioè il bando della religione dalla vita pubblica. Del resto, è lo stesso Lutero a dichiarare: «Un principe può essere cristiano, ma non deve governare da cristiano».
Finisce l’esperienza del sovrano medievale, che otteneva la plena potestas a seguito di una serie di atti di sottomissione feudale, e inizia quella del re moderno, che esprime un potere assoluto frutto della sua volontà trascendente. Si gettano così le basi del moderno totalitarismo, che ha infestato il XX secolo: se il sovrano non ha più un’autorità superiore visibile cui deve rendere pubblicamente conto – cioè la Chiesa – allora significa che il suo potere della spada è ab-solutus, è sciolto da ogni vincolo. La sovranità diviene per un verso “forte”, nel senso che legittima se stessa; dall’altro diviene “debole”, nel senso che il sovrano, immaginato da Lutero come “inviato da Cristo”, può in ogni momento rivendicare questo ruolo, orientando però il suo potere verso gli atti più efferati. È il trionfo del positivismo giuridico, che identifica la legge con la volontà dell’autorità.
Dopo Lutero, l’Europa perde l’unità religiosa, e non la ritroverà più. Verrà anzi percorsa da sanguinose guerre di religione, frutto di quella frattura epocale.

Nota di BastaBugie: per approfondire la figura di Lutero cliccare sui seguenti link
LUTERO FU LA PEGGIORE SCIAGURA DEL 2° MILLENNIO
Manipolatore delle Scritture, nemico della bellezza nel culto e nell’arte sacra, fautore della statolatria, devastatore degli ordini religiosi, legittimatore dello sterminio dei contadini…
di Raffaella Frullone
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3468
LUTERO ERA ANTISEMITA (E MOLTO ALTRO…)
Lutero auspicava la distruzione di tutte le sinagoghe e delle stesse case private degli ebrei ed infatti Hitler fece ristampare le sue opere chiamandolo ”Propheta Germaniae”
di Angela Pellicciari
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2554

Titolo originale: La rivoluzione politica
Fonte: Il Timone, Aprile 2013
Pubblicato su BastaBugie n. 375

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