La fine del mondo in chiave teologica, non apocalittica!

“In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute”.
“Quello che dico a voi lo dico a tutti: vegliate!”.
Ciò che Gesù dice riguarda tutto il mondo. Gesù ha parlato ai suoi discepoli, ma riferendosi non solo a loro. Che la fine del mondo sia vicina, Gesù l’ha detto a tutti gli uomini della storia umana, lo sta dicendo ad ognuno di noi, proprio adesso. Il suo messaggio vale per tutta l’umanità. L’umanità continua ad andare avanti, ma per ogni uomo la fine del mondo è a due passi, può arrivare ad ogni momento.
Il discorso dunque passa dalla dimensione cosmica alla dimensione personale. Cosa ci interessa sapere la data della fine del mondo? Per me, per te, la fine del mondo arriva da un momento all’altro, arriva con un’esperienza personale, la morte, che rappresenta il momento decisivo che conclude tutto. Gesù ci ammonisce di non vivere la storia come un qualcosa che non finisce mai. L’incontro con Gesù per noi arriverà molto presto, non possiamo attendere domani per decidere cosa fare della vita. Gesù, quando sembra sbagliare, dice delle cose molto serie ed importanti.

Nella comunità primitiva la convinzione dell’imminente venuta di Gesù è stata un fattore estremamente importante. Ha permesso ai primi cristiani di vivere con molta vitalità, vivacità, slancio, dedizione, purezza, prontezza al sacrificio sino al martirio. Quando poi l’attesa della fine del mondo, della parusia, verrà meno, ed il discorso di Gesù verrà letto non in chiave teologica ma apocalittica, verrà a mancare alla Chiesa qualcosa di molto importante. Il linguaggio della Chiesa diverrà meno eloquente, la forza di convinzione diminuirà, la vivacità della fede e lo slancio spirituale si indeboliranno.

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